Si chiama Pizzutello ma a Tivoli, dove ha trovato il clima e il terreno ideale per crescere, i più anziani la chiamano soltanto “uva corna”. Il motivo? Semplice: la forma dei suoi acini, allungati e leggermente ricurvi, che la rendono inconfondibile. Quest’uva da tavola, dalla buccia sottilissima e croccante di colore verde pallido e dalla polpa dolce e succosa, nel Tiburtino è una vera e propria istituzione. Così importante da essere stata offerta in dono a due diversi pontefici, Leone XIII e Pio X, nel corso degli ultimi tre secoli. Ma le tracce della storia del Pizzutello, appena divenuto Presidio Slow Food, ci riportano indietro nel tempo fino a un’epoca storica ancora più lontana.
È addirittura nelle pagine della “Naturalis Historia” dello scrittore latino Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo dopo Cristo, che compaiono le prime testimonianze di una tipologia di uva coltivata nel territorio di Tivoli e Pompei che sembrerebbe essere riconducibile al Pizzutello.
La certezza che si trattasse proprio di “uva corna” non c’è, così come non è accertata l’eventualità che questa varietà sia invece arrivata a Tivoli dalla Francia, importata dal Cardinale Ippolito d’Este nel XVI secolo, quando costruì proprio in questa località poco distante da Roma la sua abitazione, Villa d’Este. Di certo c’è che nell’orto di questa villa – che oggi è un bene protetto dall’Unesco – veniva coltivata la vite di Pizzutello, per la sua bellezza oltre che per la sua bontà. Ed è proprio nella via che corre alle spalle della Villa, cioè la Strada degli Orti, che ancora oggi vi sono gli appezzamenti di terra coltivati a questa varietà.
L’intero mese di settembre è però un susseguirsi di appuntamenti organizzati dalla Condotta Slow Food Tivoli e Valle dell’Aniene e dalla Comunità Slow Food delle uve Pizzutello: dalle passeggiate tra gli orti ai tour in bicicletta, fino naturalmente all’appuntamento con l’Archeo-Mercato della Terra di Tivoli e Valle dell’Aniene.